Gli affreschi dei soffitti

di Giorgio De Zorzi

 

L’attuale struttura della Basilica delle Grazie risale al Settecento quando la chiesa cinquecentesca venne allungata di 18,26 metri e alzata di 8,22. Nel nuovo progetto la struttura della navata venne ripartita in tre campate e il soffitto, che precedentemente era piatto, fatto in legno a cassettoni, venne trasformato in volte a crociera per ogni campata. Nel 1770, poi venne inaugurata anche la nuova cappella della Vergine. Esattamente un secolo dopo, in occasione dei festeggiamenti per il centenario della cappella, si decise di decorare e affrescare la cupola.

Fu così che venne incaricato il pittore Lorenzo Bianchini di realizzarne l’affresco con figure inserite in otto ovali in cui era stata ripartita la cupola, separati dalle decorazioni realizzate da Ferdinando Simoni.

Lorenzo Bianchini era un pittore nato a Udine da Giacomo e Teresa Chircher, il 15 giugno 1825. Frequentò la scuola di figura di Giovanni Mattioni, dove ricevette la prima formazione. Verso i trent’anni partecipò ad alcune esposizioni in cui si mise in luce. Decise in seguito di orientarsi verso l’arte sacra, dove si cimentò in numerosi affreschi e pale d’altare. La sua arte piana e tradizionale, di facile lettura, risponde al gusto dell’epoca, riscuotendo buoni apprezzamenti presso la committenza e il pubblico. Così fu anche per la cupola della cappella, in cui dipinse gli otto angeli recanti altrettanti titoli di devozione alla Vergine Maria.

La soddisfazione per il risultato fece sì che nel 1880 si decidesse che sempre al Bianchini venisse affidato il lavoro di decorazione dei soffitti della Basilica. A fianco a lui, per le decorazioni, venne nuovamente richiamato Ferdinando Simoni. Questi fu un pittore decoratore attivo a Udine nella seconda metà del XIX secolo. Tra i suoi lavori più rilevanti: decorò la sala di ricevimento del sindaco nel vecchio municipio, affrescò Palazzo Antivari-Kechler e decorò il presbiterio della chiesa di San Pietro Martire. Invece, il fregio in stucco dorato alla base delle volte e delle cupole, che partendo dall’abside, fascia il perimetro dell’intera basilica, composto da ornamenti di foglie d’acanto interrotti ogni due metri da un puttino, fu opera dell’udinese Giacomo Monaglio.

I temi scelti per gli affreschi, ideati dal parroco Giuseppe Scarsini, furono esclusivamente teologici per gli affreschi dell’abside e del presbiterio, mentre, per quelli della navata, preminentemente commemorativi di santi e fatti riconducibili alla storia della parrocchia e del santuario.

Le pitture verranno realizzate a fresco su intonaco. Si cominciò nell’aprile del 1880 con l’abside. Ripartita in tre parti, al centro troviamo Dio Padre con lo Spirito Santo in una gloria d’angeli. Sulla destra la Natività di Gesù, mentre sulla sinistra sono rappresentati Adamo ed Eva, con i segni del peccato originale. I lavori terminarono nell’agosto dello stesso anno. Nella fascia dell’arco che separa l’abside dal presbiterio sono raffigurati i santi Valentino e Gottardo separati da un gruppo di angeli posto al centro.

Nel marzo del 1881 si cominciarono i lavori per la decorazione della cupola del presbiterio. Nel quarto verso il coro, è raffigurata la Vergine che viene incoronata dalla Trinità, mentre in quello di destra si trovano raffigurati dei santi in una gloria d’angeli; di fronte figure di sante in una gloria d’angeli. Nel quarto verso l’ingresso vediamo un gruppo d’orchestra formato da angeli.

Nei pennacchi all’incrocio degli archi del presbiterio sono raffigurati quattro profeti: Daniele, Geremia, Ezechiele e Isaia. Gli archi sono decorati con foglie e fiori in chiaroscuro, su fondo dorato. I lavori vennero completati nell’agosto dello stesso anno.

Tre anni più tardi, nel 1884, il Bianchini affrontò il grande lavoro della navata. Cominciò con la prima campata verso il presbiterio. Nella vela verso il coro troviamo raffigurati i Sette Santi Fondatori dei Servi di Maria, memoria e omaggio all’ordine che costruì il Santuario, custodendolo per più di trecento anni sino alla soppressione francese ad inizio Ottocento. Ritorneranno, sostituendo il clero secolare, nel 1924. Continuando in senso orario, a destra troviamo Sant’Antonio da Padova, in memoria della sua predicazione al popolo in Borgo Pracchiuso. Segue l’immagine di San Pietro che consegna il pastorale a Sant’Ermacora, primo vescovo di Aquileia. Infine il martirio di San Valentino, titolare della parrocchia di Borgo Pracchiuso.

Contemporaneamente alla realizzazione degli affreschi, il pittore Rocco Pittacco di Udine (Udine 1822 – Vicenza 1898), noto pittore e possibile candidato per affrescare la cappella della Vergine nel 1770, al quale però fu preferito il Bianchini, realizzò degli specchi in chiaroscuro raffiguranti degli angeli, posti ai lati delle tele del Tintoretto collocate sopra gli altari.

Nel 1885 fu dipinta la seconda campata. Nella vela verso il coro viene raffigurata la Vergine, consolatrice degli afflitti attorniata dal popolo dei fedeli, nelle sue varie età e ceti sociali, in atteggiamento di supplica e devozione verso la Madonna. A destra della Vergine è raffigurato San Giuseppe che protegge la Chiesa Cattolica, simboleggiata dalla cupola di San Pietro. A sinistra, sopra la cappella della Vergine, la Madonna delle Grazie alla quale viene offerto il Castello di Udine, simboleggiante il Friuli, per la sua protezione dai Turchi, che vengono raffigurati nella sconfitta di Lepanto. Sotto, un cartiglio riporta la frase: “IN ME OMNIS VIRTUS”. Nella vela verso l’ingresso, infine, il Luogotenente Giovanni Emo che dona l’icona miracolosa ai rappresentanti della città di Udine e dei Servi di Maria.

Nel 1886 si completò la terza e ultima campata. Nella vela sopra l’arco d’ingresso è raffigurata la religione Cattolica nelle sembianze di una donna in bianco attorniata da angeli che ne ricordano le opere. Un cartiglio sotto fu aggiunto in occasione del giubileo del 1901. In senso orario, sopra l’altare delle reliquie troviamo l’immagine di Sant’Ambrogio che scopre le tombe di San Gervasio e Protasio, antichi titolari del primitivo luogo di culto. Proseguendo, ecco la raffigurazione del voto cittadino nel gennaio del 1599 dopo la fine della peste del 1598, con una processione che da porta Manin si dirige verso il Santuario. In ultimo, sopra l’altare dell’Addolorata, troviamo una pietà ai piedi della Croce, con la Vergine che regge il corpo di Cristo. Nella mezzaluna sopra arco d’ingresso, fu dipinta la scenda in cui Maometto II, sultano dei Turchi, consegna l’icona della Madonna delle Grazie nelle mani di Giovanni Emo, allora ambasciatore di Venezia.

Seppure di qualità modesta, il complesso degli affreschi sulla vasta superficie risulta un opera notevole, realizzata diligentemente e di apprezzabile lettura, che fece tributare all’autore molte lodi, facendone uno degli esponenti principali della pittura sacra ottocentesca in Friuli (Bergamini). Possiamo anche aggiungere che oggi, per una loro valorizzazione e migliore lettura, tutta la volta necessiterebbe di una pulitura.

In seguito a quest’opera, numerose furono le commissioni di arte sacra che il pittore ricevette da molte parti della regione, anche dalla parte austriaca, raggiungendo buoni risultati. Lorenzo Bianchini morì a Udine il 2 gennaio 1892, nella sua casa al n. 12 di Via Mantica.

 

Orari delle S. Messe

Dal Lunedì al Venerdì:
8.00 - 9.00 - 10.00 - 18.30
Sabato: 8.00 - 9.00 - 10.00 - 19.00
Domenica: 8.00 - 9.00 - 10.00 -
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Sacramento della Riconciliazione

Dal Lunedì al Sabato:
8.30 - 10.30 ~ 16.00 - 18.00
Domenica: 7.30 - 12.00 - 16.00 - 18.00

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