2017 – n. 975, Marzo-Aprile: Cristo risorto.

di Padre Francesco M. Polotto, OSM

La nostra professione di fede si fonda sui vangeli e riguarda la risurrezione di Gesù.

Nei quattro vangeli viene riportata in forma uguale ed estremamente sintetica, quasi da imprimerlo bene nella mente dei lettori, il racconto della prima testimonianza di coloro che hanno visto e parlato con il Risorto. Riporto le testimonianze dei quattro evangelisti, perché anche noi ce le imprimiamo bene nella mente perché è in Cristo Risorto che io continuo a credere e sperare.

Il vangelo di Matteo (28, 5b-7), racconta di alcune donne che vanno a visitare la tomba per compiere con amore un gesto pietoso verso il defunto Maestro di Nazareth, ma la loro buona intenzione viene interrotta da un angelo (l’angelo è il messaggero di Dio) che dice loro: “So che cercate Gesù il crocifisso. Non è qui. È risorto, come aveva detto; venite a vedere il luogo dove era deposto. Presto, andate a dire ai suoi discepoli: È risuscitato dai morti, … “.

Dio apre nuove prospettive, assolutamente impensabili. Dio sconvolge il lodevole pensiero delle donne di tributare onore al morto e alla tomba, e senza negare quanto le donne cercavano, esse cercavano un morto crocifisso e una tomba, ora rimasta vuota, dice con gioia “Non è qui. E’ risorto. Presto, andate…”: Dio ha fretta di dire ai discepoli che il Signore è risorto; ha fretta di farli uscire dalla tristezza, dall’angoscia della violenza e della morte a cui in qualche modo avevano partecipato nei giorni precedenti. La resurrezione apre alla vita, alla gioia, alla speranza, e al futuro. La morte non ha futuro.

Il vangelo di Marco (capitolo 16) racconta: “Passato il sabato, Maria di Màgdala, Maria di Giacomo e Salome comprarono oli aromatici per andare a imbalsamare Gesù… vennero al sepolcro … Entrando nel sepolcro, videro un giovane, seduto sulla destra, vestito d’una veste bianca, ed ebbero paura. Ma egli disse loro: “Non abbiate paura! Voi cercate Gesù Nazareno, il crocifisso. È risorto, non è qui. Ecco il luogo dove l’avevano deposto.”

Gli stessi elementi essenziali del racconto di Marco li abbiamo già visti in Matteo. Le donne vogliono imbalsamare il corpo di Gesù; s’incontrano con un angelo e ricevono l’annuncio “Voi cercate Gesù Nazareno il crocifisso. È risorto, non è qui”.

Le donne cercano Gesù. Anche se è morto, vogliono cospargere il suo corpo con oli profumati, conservarlo il più a lungo possibile come memoria. Il racconto ha il pensiero rivolto al passato, alla morte. Nel sepolcro però vedono “un giovane, vestito d’una veste bianca”: l’angelo giovane, la vita, la gioia, la forza della giovinezza stanno ad indicare che non è tutto finito, anzi tutto inizia, “passato sabato, di buon mattino, il primo giorno della settimana vennero al sepolcro al levar del sole.” Inizia la Vita nuova del Risorto, che non è come quella di prima, anche se Lui sarà sempre il crocifisso. È passato il sabato (festa dei giudei), tutto inizia, è mattino presto, è il primo giorno della settimana, siamo al levar del sole: indicazioni temporali precise per indicare che ora inizia il settimo giorno di Dio, quello della misericordia, dono della croce e risurrezione di Gesù.

Le donne stupite possono solo vedere “il luogo dove l’avevano deposto”, ma Lui per ora non lo incontrano. Una cosa è certa: la tomba è vuota e il crocifisso è risorto.

L’evangelista Luca (24, 1-6) racconta anche lui gli stessi avvenimenti con i medesimi protagonisti, ma visti con una angolatura un po’ diversa.

“Il primo giorno dopo il sabato, di buon mattino, si recarono alla tomba, portando con sé gli aromi. … ma non trovarono il corpo del Signore Gesù. Mentre erano ancora incerte, ecco due uomini apparire vicino a loro in vesti sfolgoranti… essi dissero loro: “Perché cercate tra i morti colui che è vivo? Non è qui, è risuscitato.”

Gli stessi elementi che abbiamo visto negli altri evangelisti. Abbiamo un nuovo inizio indicato dal “primo giorno dopo il sabato”, quello che i cristiani hanno iniziato a chiamare domenica, cioè il “dies Domini” “il giorno del Signore”.

Le donne vanno alla tomba con aromi e profumi per il corpo di Gesù. Stupenda la pietà delle donne verso il defunto, la cura per il corpo, la fragranza di profumi, delicato atteggiamento che in tutta la storia le donne hanno verso i defunti, squisiti gesti umani che fanno grandi le donne.

In Luca gli angeli sono due (le loro vesti sono sfolgoranti!) e dicono le stesse parole “Perché cercate tra i morti colui che è vivo? Non è qui, è risuscitato”. Le donne cercano tra i morti, ma Gesù è vivo.

Il vangelo di Giovanni (21), riporta gli stessi fatti, ma con un interesse diverso rispetto gli altri tre evangelisti: a Giovanni importa mettere in luce la struttura della prima comunità cristiana per cui presenta Maria di Magdala che da sola va al sepolcro dopo il sabato e di buon mattino (come le donne degli altri evangelisti), e avendo visto la pietra della tomba ribaltata, non entra, ma va a cercare Pietro che insieme al discepolo che Gesù ama si recano al sepolcro. Pietro è colui che rappresenta tutta la Chiesa, colui che ha ricevuto il mandato di guidare i fratelli, e il “discepolo che Gesù amava” può essere Giovanni o ognuno di noi; questo discepolo amato dal Signore entra nel sepolcro vuoto e “vide e credete”. La comunità del Risorto si basa sull’amore e sulla testimonianza di Pietro, capo della chiesa, e degli altri Apostoli.

Maria di Magdala , dopo che i due discepoli sono ritornati a casa, rimane “vicino al sepolcro e piangeva”. Mentre piangeva, si chinò verso il sepolcro e vide due angeli in bianche vesti … le dissero: “Donna, perché piangi? ”. Rispose loro: “Hanno portato via il mio Signore e non so dove lo hanno posto”. Detto questo, si voltò indietro e vide Gesù che stava lì in piedi; ma non sapeva che era Gesù. Le disse Gesù: “Donna, perché piangi? Chi cerchi? ”. Essa, pensando che fosse il custode del giardino, gli disse: “Signore, se l’hai portato via tu, dimmi dove lo hai posto e io andrò a prenderlo”. Gesù le disse: “Maria! ”. Essa allora, voltatasi verso di lui, gli disse in ebraico: “Rabbunì! ”, che significa: Maestro! …”

Quante donne ho visto piangere vicino a un sepolcro! Mamme, spose, sorelle e figlie, amiche accanto al sepolcro di una persona cara e amata. Il vangelo non parla di Maria, la madre di Gesù, ma immaginiamo come poteva sentirsi la Madre vedendo morire in croce il proprio Figlio.

Il pianto di Maria di Magdala ci rappresenta tutti. Come il discepolo ama e quindi crede, così Maria ama e quindi piange. Si deve piangere solo per amore anche davanti a una tomba!

Il dialogo che segue apre uno squarcio nel cielo di ogni tristezza, di ogni dolore, di ogni morte: Gesù chiama per nome, “Maria!”. Quella voce, quel timbro sentito e sognato una infinità di volte, il suono della voce di Dio risorto apre gli occhi e il cuore di Maria che con dolcezza sussurra, o forse grida, “Maestro!” con il cuore che sembra spezzarsi nel petto, e lo incontra. Colui che l’ha condotta dal non-vivere al vivere per amore, da una vita di non- senso alla pienezza di vita ora lei lo può abbracciare ai piedi, Lui è li, vivo.

Nella Chiesa comunità cristiana il Risorto, il Vivente cercato anche nei momenti di tristezza, di dolore e angoscia; cercato anche quando il terribile silenzio della morte sembra togliere senso alla vita; cercato pur con fragilità e debolezza, ma amato con tutto il cuore, dona a ogni persona la dignità di essere chiamata per nome da Dio.

 

(Bollettino della Madonna delle Grazie, n. 2 – 2017)
11 febbraio 2022
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