Cappella della Vergine e Icona Miracolosa

Dal lontano 1479, l’icona bizantina della Vergine Maria posta nella cappella a lei dedicata è oggetto di venerazione e preghiera presso il Santuario di piazza Primo Maggio di Udine, divenendo tramite di infinite grazie per i fedeli della città, del Friuli e di molte altre terre lontane. Sotto il suo sguardo materno, durante i secoli, si sono alternati i tanti fedeli e le molte vicende umane. A Lei ricorse sempre il popolo durante le guerre, le carestie e l’epidemie, sino ai giorni nostri, facendo numerosi voti cittadini per invocare la Sua protezione. Da 541 anni è un simbolo di Fede, Speranza e Carità.

La tavoletta bizantina si rifà all’iconografia della Madonna Odigitria o Odighítria o anche Odegétria (colei che conduce, mostrando la direzione), che secondo la tradizione riprende l’immagine dell’icona dipinta da San Luca, che Elia Eudocia (circa 401-460), moglie dell’imperatore Teodosio II, avrebbe riportato a Bisanzio dalla Terra Santa, facendone uno degli oggetti più venerati dalla chiesa bizantina e che andò distrutta durante la presa di Costantinopoli da parte dei Turchi nel 1453.

L’immagine sacra delle Grazie venne donata dal sultano Maometto II al cavalier Giovanni Emo, quando era console generale a Costantinopoli. Questi la portò con sé a Udine, quando fu nominato luogotenente veneziano del Friuli, e posta in castello, dove egli aveva la residenza. Fu presto oggetto di devozione da parte della servitù e dopo alcune guarigioni miracolose, di cui una eclatante, Emo volle che fosse solennemente portata al vicino convento dei Servi di Maria, da poco giunti a Udine.

L’icona inizialmente fu posta nella cappella primitiva del Santuario: quella che oggi è la Cappella del Beato Bonaventura e che ricalca parte della vecchia chiesa di Gervasio e Protasio, decorata con una cornice dorata opera di Giovanni Martini.

Negli anni Venti di quel secolo si cominciò a ragionare su una profonda ristrutturazione della basilica. Nell’agosto del 1725 viene esposto in chiesa il progetto di massima. Presa la decisione di realizzare l’opera, la direzione dei lavori venne affidata al grande Giorgio Massari (Venezia, 13 ottobre 1687 – Venezia, 20 dicembre 1766), il più influente architetto veneziano della sua epoca nonché grande amico dei Servi. I lavori terminano nel 1750. La basilica in tutto viene allungata di 18,26 metri e alzata di 8,22, assumendo dimensioni ed imponenza ben maggiori di prima.

Dopo l’ingrandimento della basilica sussiste un problema. Con la nuova imponente navata, l’antica cappella della Vergine risulta decisamente inadeguata e piuttosto avulsa dal contesto. I Servi così decidono di proporre al Comune di essere l’unico finanziatore della nuova cappella, rivolgendo a questo una supplica in questa data, in cui si fa appello a tutta la tradizione votiva e di protezione che le Grazie rappresentarono per la città di Udine. Il Comune accetta e dispone il finanziamento di cinquemila ducati, da versarsi in ragione di mille l’anno. Per dare seguito alla delibera ci vorranno tuttavia diversi anni.

Nel 1753 si approva il progetto dell’arch. Andrea Camerata, ma i lavori procedono a rilento. La struttura muraria viene realizzata tra il 1754 e il 1759, opera del maestro Giovan Battista Piva. Nel 1760 ci fu uno stallo dei lavori per mancanza di fondi. Si decise però di accantonare il disegno del Camerata per l’altare e di affidare il progetto a Giorgio Massari. Questi realizzerà un capolavoro in ordine corinzio che darà il giusto risalto e onore all’icona taumaturgica che doveva ospitare.

Nel 1767 risulta terminato il nuovo altare dallo scalpellino Francesco Lessano. Quello precedente, donato nel 1689 dal conte della Porta, verrà dato  alla chiesa di S. Maria della Misericordia presso la Casa di Carità di Giuseppe Flippo Renati. Si realizzano i bracci delle lampade a catena, mentre sono commissionati al pittore veneziano Giuseppe Diziani (Venezia, 12 giugno 1732 – Venezia, 20 dicembre 1803) due grandi tele da porre ai lati della cappella, aventi per soggetto “Giuditta con la testa di Oloferne” ed “Ester dinanzi ad Assuero”, due episodi dell’antico testamento che tradizionalmente prefigurano ed illustrano la mediazione della Vergine Maria verso il popolo di Dio.

Nel settembre del 1770 si svolge la cerimonia della traslazione dell’immagine della Vergine nel nuovo altare. Per questa solenne occasione viene affidato a Giovan Battista Tomadini il prestigioso incarico di scrivere e dirigere i brani musicali.

Nella nuova cappella continuò e crebbe ininterrotta la devozione, anche se ai primi dell’Ottocento i frati Servi di Maria dovettero abbandonare Udine a causa delle leggi napoleoniche e il Santuario fu retto dal clero diocesano. La basilica divenne quindi sede parrocchiale nel 1808, trasferendola dalla chiesa di San Valentino che era posta al centro di Borgo Pracchiuso, con l’intento di dare una presenza più costante di sacerdoti al Santuario.

Nel 1870 fu l’Arcivescovo Andrea Casasola a sollecitare una degna celebrazione per la ricorrenza del centenario. Al suo appello i fedeli risposero con entusiasmo e subito si mobilitarono. Per l’organizzazione delle celebrazioni e dei festeggiamenti venne formato un comitato al quale fu posto a capo il conte Vincenzo Asquini, fratello del card. Fabio Maria, che si mise subito all’opera.

Per prima cosa si volle restaurare e decorare la cappella. La decorazione fu affidata, dopo un bando di concorso, al pittore Ferdinando Simoni mentre le figure furono opera di Lorenzo Bianchini, al quale, dal 1880 verrà affidata poi la realizzazione degli affreschi del soffitto della Basilica. Tema delle figure e decorazioni sono degli angeli in ovali dorati in cui sono scritti titoli attribuiti alla Madonna nelle invocazioni: delle Grazie; l’Annunziata; la Natività; l’Immacolata Concezione; i Dolori; il Rosario; il Carmine; l’Assunta (Flos rosarum; Sine labe; Decor carmeli; Oppressit me dolor; Aurora consurgens; Ave Maria; Fons Gratiarum; Veni coronaberis). I motivi floreali sopra le colonne su sfondo dorato sono opera dell’udinse Giovanni Tomasoni, mentre le dorature del presbiterio sono di Giovan Battista Bonanni e Giacomo Monaglio, anch’essi di Udine.

Per questa ricorrenza fu approntato un notevole programma di festeggiamenti che prevedeva solenni pontificali, concerti di musica sacra ed altre celebrazioni. Tra queste la più rilevante fu la solenne incoronazione della Madonna delle Grazie, autorizzata dal Capitolo Vaticano.

Per comprendere quale fosse il clima in cui si svolsero questi fatti necessità soffermarsi brevemente sulla situazione politica esistente in quel 1870 in cui si compiva il centenario e che sarà un anno di grandi trasformazioni nei rapporti tra la Chiesa e lo stato Italiano. Sentimenti anticlericali erano presenti in buona parte degli italiani ed erano maturati durante il Risorgimento per lo storico strettissimo rapporto di alleanza tra la Santa Sede e l’impero austriaco, che governava su gran parte dei territori che volevano unirsi nel regno d’Italia. Non a caso l’imperatore austriaco aveva il titolo di Sua Maestà Imperiale Regia Apostolica dai tempi di Maria Teresa. Da qui le tensioni legate soprattutto all’esercizio del potere temporale papale.

Il 29 giugno 1868 era stato indetto da Papa Pio IX con la bolla Aeterni Patris il Concilio Vaticano I, che avrebbe cominciato i lavori l’8 dicembre 1869. Questo evento aumentò la tensione che vi era tra il Regno d’Italia, che fin dal 1861 ambiva a fare di Roma la sua capitale, e i rimanenti territori dello Stato Pontificio, rappresentati più o meno dall’odierno Lazio.

L’indipendenza della Chiesa era comunque garantita dalla Francia di Napoleone III (anche per evitare eventuali interventi austriaci) che vi aveva inviato delle truppe di stanza presso Roma.

In questa situazione, un gran dibattito venne sollevato quando il 18 luglio 1870 venne proclamato il dogma dell’infallibilità del papa quando parla ex cathedra. In chiave politica fu visto come un’irrigidimento della posizioni vaticane in opposizione al nuovo regno d’Italia.

La situazione però mutò improvisamente, perché proprio il giorno successivo a questa proclamazione ci fu lo scoppio della guerra Franco-Prussiana, che portò i francesi a ritirare le proprie truppe da Roma, nel tentativo di invogliare l’Italia ad intervenire al suo fianco. Re Vittorio Emanuele II ne approfittò immediatamente e il 10 agosto schierò il suo esercito sui confini, comunicando per lettera al papa la sua devozione religiosa ma al contempo la sua risolutezza a prendere Roma, cosa che avverrà il 20 settembre successivo.

Questo era il clima in cui si voleva festeggiare il centenario. Tuttavia, come scrisse il comitato sul foglietto settimanale La Madonna delle Grazie, questo momento schiettamente religioso e di devozione sarebbe stato al di sopra di ogni parte politica, ma solo degno omaggio all’icona del santuario cittadino.

Il programma dei festeggiamenti coprì i giorni dal 6 all’8 settembre. In questi giorni poteva ottenere l’indulgenza plenaria chi, comunicato e confessato, visitava il Santuario. Questo triduo fu preceduto da una novena in cui ogni giorno fu fatta una messa cantata all’altare della Vergine, celebrata dai parroci di Castions di Strada (ore 8) e Mortegliano (ore 10) il 28 agosto, di Paderno il 29, di Santa Margherita il 30, di Pradamano il 31, di Talmassons il 1° settembre, di Remanzacco il 2, di Risano il 3, di Pavia di Udine il 4 e di Pozzuolo il 5. Il 5 ci sarebbe stata una solenne processione in cui l’icona veniva posta sull’altar maggiore per rimanere esposta all’adorazione per tutto il giorno.

Durante il triduo la facciata del santuario sarebbe stata riccamente illuminata da fiammelle a gas. Il giorno 6, salutato la mattina da spari di mortaretti, l’Arcivescovo mons. Andrea Casasola (Buja, 26 agosto 1806 – Rosazzo, 12 agosto 1884) celebrò un solenne pontificale alla presenza del Patriarca di Venezia card. Giuseppe Trevisanato (Venezia, 15 febbraio 1801 – Venezia, 28 aprile 1877), già Arcivescovo di Udine, del Vescovo di Concordia mons. Nicolò Frangipane (Roma, 23 luglio 1804 – Concordia, 27 gennaio 1872), del capitolo metropolitano in mitra e dei parroci della città in piviale.

Successivamente l’arcivescovo, benedette le corone, le pose sull’immagine, al suono delle campane del santuario, della città e dell’Arcidiocesi. Le corone d’oro, con incastonati brillanti, crisoliti, rubini, topazi e altre pietre, furono realizzate nella bottega di Luigi Conti dal suo giovane figlio Pietro. I Conti avevano la bottega in piazza Duomo, a fianco dell’Ancona d’Oro, nelle case che sanno poi demolite alla fine degli anni Trenta per la costruzione dei palazzi INAIL, in particolare quello in cui attualmente ci sono gli sportelli della Banca Intesa. Appartenenti ad una famiglia di origini fiorentine che giunse ad Udine in epoca napoleonica, furono valenti artigiani. Pietro, formatosi alla scuola di arti e mestieri, fu incluso nel gruppo di otto “artieri” inviati nel 1867 dalla Camera di Commercio, a fini formativi, ad osservare l’Esposizione Universale di Parigi. Il suo talento avrà fama internazionale con l’ostensorio in stile neogotico premiato con medaglia d’argento all’Esposizione di Vienna del 1873 e pubblicizzato nel catalogo edito da Sonzogno.

Il programma di quel 6 settembre prosegì la sera, quando alle 17, vennero eseguiti i vespri solenni e il canto delle litanie, diretti dal mastero della cantoria della Metropolitana Michele Indri.

Il giorno 7 venne celebrato un solenne pontificale dal vescovo di Concordia Frangipane, assistito dai parroci cittadini. La sera canto solenne dei vespri e litanie sulla musica composta per l’occasione da mons. Jacopo Tomadini che anche diresse il coro.

Il giorno 8 settembre la messa della mattina venne celebrata dal Patriarca Trevisanato, mentre alle quattro del pomeriggio seguì la celebrazione dei vespri cantati e, con solenne processione, l’icona venne riportata nella sua cappella. La musica per questo giorno fu composta e diretta da mons. Giovanni Battista Candotti di Cividale. La giornata si concluderà con uno spettacolo di fuochi d’artificio. L’afflusso di pellegrini in questi tre giorni fu enorme, tanto che, come riportano i giornali, molti dovettero dormire sotto la Loggia del Lionello e presso le chiese.

Nell’agosto del 1896, Mons. Pietro Dell’Oste, parroco delle Grazie, organizza grandiosi festeggiamenti nell’anno del 25° anniversario dell’incoronazione. La partecipazione popolare raggiunge dimensioni enormi.

Orari delle S. Messe

Dal Lunedì al Venerdì:
8.00 - 9.00 - 10.00 - 18.30
Sabato: 8.00 - 9.00 - 10.00 - 19.00
Domenica: 8.00 - 9.00 - 10.00 -
11.00 - 17.00

Sacramento della Riconciliazione

Dal Lunedì al Sabato:
8.30 - 10.30 ~ 16.00 - 18.00
Domenica: 7.30 - 12.00 - 16.00 - 18.00

Ultime notizie della Parrocchia
Vai all'archivio notizie »
Cerca nel sito
In primo piano
Dove siamo

Santuario Beata Vergine delle Grazie
Piazza I° Maggio 24, 33100 Udine
Convento: +39 0432 501739
Residenza Universitaria: +39 0432 502714
Centro Culturale: +39 0432 502714